Le Madeleine, la ricetta di un piccolo dolce soffice che evoca ricordi del passato

Quante cose può raccontare una semplice madeleine?

Chi di noi a scuola non ha letto “Alla ricerca del tempo perduto”, l’opera più importante di Proust ed che è considerata uno dei libri più importanti del Novecento.

Il protagonista, mentre assaggia una madaleine, ricorda quando le mangiava da piccolo, preparate ogni domenica dalla zia Léonie.

Al mio ritorno a casa, mia madre, vedendomi infreddolito, mi propose di bere, contrariamente alla mia abitudine, una tazza di tè.

Dapprima rifiutai, poi, non so perché, cambiai idea.

Mandò a prendere uno di quei dolci corti e paffuti che chiamano Petites Madeleines e che sembrano modellati dentro la valva scanalata di una “cappasanta”.

E subito, meccanicamente, oppresso dalla giornata uggiosa e dalla prospettiva di un domani malinconico, mi portai alle labbra un cucchiaino del tè nel quale avevo lasciato che s’ammorbidisse un pezzetto di madeleine.

Ma nello stesso istante in cui il liquido al quale erano mischiate le briciole del dolce raggiunse il mio palato, io trasalii, attratto da qualcosa di straordinario che accadeva dentro di me.

Una deliziosa voluttà mi aveva invaso, isolata, staccata da qualsiasi nozione della sua casa.

Di colpo mi aveva reso indifferenti le vicissitudini della vita, inoffensivi i suoi disastri, illusoria la sua brevità, agendo nello stesso modo dell’amore, colmandomi di un’essenza preziosa: o meglio, quell’essenza non era dentro di me, io ero quell’essenza.

Avevo smesso di sentirmi mediocre, contingente mortale.

Da dove era potuta giungermi una gioia così potente?

Sentivo che era legata al sapore del tè e del dolce, ma lo superava infinitamente, non doveva condividerne la natura.

Da dove veniva? Cosa significava? Dove afferrarla?

Bevo una seconda sorsata nella quale non trovo di più che nella prima, una terza che mi dà un po’ meno della seconda.

Nel tempo la metafora delle madeleine è diventata una delle più famose della letteratura del Novecento.

Chiamata anche “sindrome di Proust” identifica una parte della vita quotidiana, un oggetto, un gesto, un colore e in particolare un sapore o un profumo che evocano in noi ricordi del passato.

Ma torniamo alle madeleine.

Le madeleines sono tipici dolci francesi soffici con una particolare forma a conchiglia derivata dallo stampo in cui vengono cotte.

Adoro le madeleines perché si adattano alle più svariate occasioni, perfette per la colazione, accompagnano a meraviglia tè o caffè.

Profumate alla vaniglia, al cioccolato, con frutta secca, speziate, buonissime nella versione salata.

La gobbetta, tipica caratteristica di una perfetta Madeleine, si forma per lo shock termico cui viene sottoposto l’impasto che passa dal frigorifero al forno molto caldo.

Il mio consiglio è quello di preparare l’impasto delle madeleines la sera prima, lasciarlo in frigorifero tutta la notte e poi procedere alla cottura.

Un’altro suggerimento è quello di non riempire troppo gli alveoli dello stampo, altrimenti durante la cottura strariperà come è successo a me con la prima infornata.

Oltre alla classica forma, io ho trovato anche uno stampo la cui madeleine sarà rotonda, è molto più grande e ricorda un po’ un muffin.

La mia ricetta è molto semplice, ma tu potrai personalizzarla o arricchirla come più ti piace.

Se vorrai farla al cioccolato, sostituisci 30 g di farina dal totale, con altrettanto cacao amaro in polvere.

Prepara insieme alle madeleines anche questa deliziosa torta https://timoevaniglia.com/recipe/torta-di-mele-e-pasta-fillo-ricetta/ oppure questi quadrotti al limone https://timoevaniglia.com/recipe/quadrotti-al-limone-ricetta/

Print Recipe
Le Madeleine, la ricetta di un piccolo dolce soffice che evoca ricordi del passato
Le Madeleine, la ricetta di un piccolo dolce soffice che evoca ricordi del passato
Tempo di preparazione 10 minuti
Tempo di cottura 10 minuti
Tempo Passivo 24 ore
Porzioni
pezzi
Tempo di preparazione 10 minuti
Tempo di cottura 10 minuti
Tempo Passivo 24 ore
Porzioni
pezzi
Recipe Notes
  1. Dopo aver lavato l'arancia, gratta la scorza (mi raccomando solo la parte arancione).
  2. Sbatti le uova con lo zucchero fino ad ottenere un composto spumoso.
  3. Aggiungi la farina ed il lievito precedentemente setacciati insieme.
  4. Aggiungi la scorza dell'arancia, il pizzico di sale ed il burro.
  5. Mescola delicatamente.
  6. Copri con la pellicola e metti in frigorifero.
  7. Dopo aver imburrato gli alveoli dello stampo, riempili con poco impasto.
  8. Cuoci in forno preriscaldato a  200° per 10 minuti.
  9. Passato il tempo di cottura, attendi alcuni minuti prima di sformarle.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *